La prevenzione primaria dei tumori del grosso intestino mira ad eliminare quei fattori considerati presumibilmente causali nello sviluppo della neoplasia, tra questi:
- Il consumo eccessivo di grassi animali e di carne bovina;
- Un’alimentazione ipercalorica;
- Il consumo di bevande alcoliche.
Occorre tuttavia sottolineare che si tratta ancora di ipotesi e comunque di incidenze di rischio piuttosto basso, non certo paragonabili al rapporto esistente e a tutti noto tra fumo e cancro del polmone.
Un’alimentazione ricca di frutta e vegetali, sembra invece svolgere un ruolo protettivo per il contenuto in fibre e in fattori vitaminici.
Un ruolo ugualmente protettivo sembra essere svolto dall’attività fisica. Per quanto concerne la diagnosi precoce, cioè la prevenzione secondaria, si prendono in considerazione i seguenti fattori di rischio:
Il primo è l’età , vale a dire nei soggetti oltre i quaranta anni, particolarmente nei familiari di pazienti affetti da poliposi familiare del colon o da neoplasie maligne del grosso intestino, è opportuno effettuare ed intensificare i controlli. Si suggerisce cioè un accertamento endoscopico, solitamente attorno ai 40-45anni, a tutti i parenti di primo grado di pazienti che abbiano sviluppato un tumore del grosso intestino;
Il secondo è rappresentato dalla presenza di una malattia infiammatoria cronica del colon, quale la colite ulcerosa, per la quale una storia di lunga durata, oltre i dieci anni e, l’estensione a tutto il colon rappresentano due rilevanti fattori di rischio;
Il terzo è rappresentato dalla presenza di polipi adenomatosi.
E’, infatti, noto che la gran parte dei carcinomi colo-rettali si sviluppa a partire da lesioni inizialmente benigne, vale a dire polipi. Il rischio di evoluzione maligna di un polipo dipende dal tipo istologico, dalle dimensioni (tanto più grande è il polipo, tanto maggiore è il rischio di cancerizzazione), dal numero e dal grado di displasia. I polipi possono essere facilmente asportati endoscopicamente e quindi è assai importante effettuare una diagnosi precoce in grado di interrompere la sequenza adenomacarcinoma.
La proctorragia, cioè la perdita di sangue all’ano, può rappresentare il primo campanello d’allarme per una visita specialistica ed un’eventuale rettosigmoidoscopia in grado di dimostrare la presenza di un polipo ed eventualmente di asportarlo. Vari studi hanno dimostrato l’efficacia di uno screening con il test del sangue occulto nelle feci.
Attualmente non esistono presupposti per un programma di screening di massa con il test del sangue occulto, ma una sua positività , unitamente a dati clinici e laboratoristici, può indirizzare la diagnosi verso una forma neoplastica del grosso intestino e consigliare l’esecuzione di un esame radiologico o endoscopico.
Dott. Giancarlo Micheletto
(Centro Riabilitativo A.I.STOM. - Università Milano)